"Questo chiasso ha colpito Roma e Roma non lo dimenticherà mai". Le ultime parole di Giovanni Paolo II al termine della veglia a Tor Vergata per la quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù sono divenute profetiche perché a 25 anni di distanza, mentre le strade della capitale sono di nuovo invase dai partecipanti al Giubileo dei giovani, il pensiero di chi c'era va inevitabilmente al successo di quell'evento del Grande Giubileo del 2000. In mezzo c'è stato il Giubileo straordinario della misericordia del 2015 ma nella memoria comune resta soprattutto l'abbraccio delle "sentinelle del mattino" con il sofferente ma energico Wojtyła nella periferia romana.
I numeri
La veglia del 19 agosto 2000 e la messa del giorno successivo furono i momenti clou della Gmg giubilare e confermarono la straordinaria popolarità di Giovanni Paolo II oltre all'ottimo stato di salute della Chiesa. In quella settimana erano attesi a Roma 700mila giovani e 1 milione e mezzo per gli appuntamenti finali di Tor Vergata. Alla fine, però, i numeri furono superiori alle attese e a pregare e salutare Wojtyła si presentarono in 2 milioni. In un'epoca in cui c'erano costi e difficoltà superiori di spostamento, i pellegrini più numerosi furono i francesi (80.000) e numerosissimi furono anche i polacchi (30.000) che potevano vantare un papa connazionale. La Santa Sede attinse ad un fondo di solidarietà per far arrivare a Roma anche tanti giovani che venivano da Paesi poveri o in guerra.
Il Giubileo oggi
In questi giorni chi è rimasto a Roma difficilmente non si è imbattuto in gruppi di pellegrini, spesso dediti a canti e preceduti dalla bandiera del Paese di appartenenza. Roma, insieme alla "sua" Chiesa, sta riscoprendo la sua vocazione universale. Venticinque anni dopo il Grande Giubileo, con il processo di secolarizzazione che non si è fermato, l'aumento degli scandali e al termini di un difficile pontificato lungo dodici anni, anche questo Giubileo dei giovani ha dimostrato un'inattesa vitalità. Mezzo milione gli iscritti soltanto per il pernottamento durante la settimana. Nel giro di un quarto di secolo molte cose sono cambiate e per visitare Roma non c'è bisogno di attendere un grande evento come questo, ma a maggior ragione chi decide di prendervi parte - con disagi annessi legati alle notti in sacco a pelo o alle docce gelate- è ancor meno sospettabile di essere partito per farsi una gita. È invece, oggi più che mai, un'esperienza di laboratorio di fede con un'adesione che si rafforza nello spirito comunitario, nella partecipazione alle messe, nella maggiore facilità alle confessioni, nelle adorazioni eucaristiche, nei pellegrinaggi sulle orme degli apostoli e dei primi martiri e infine nell'abbraccio con il Papa.
Il modello Gmg
Le giornate di Tor Vergata 2000 segnarono l'apice del modello Gmg nato nel 1984 in occasione del Giubileo straordinario della redenzione. L'intuizione fu dell'allora monsignor Paul Josef Cordes, all'epoca vicepresidente del Pontificio Consiglio per i Laici, che dal centro internazionale giovanile San Lorenzo lanciò la proposta e convinse Giovanni Paolo II. Il futuro cardinale tedesco, molto stimato sia da Wojtyła che da Joseph Ratzinger, fu il grande sostenitore dei movimenti ecclesiali in Curia. Proprio da queste realtà arrivò un grande contributo al successo delle successive Gmg di Buenos Aires (1987), Santiago de Compostela (1989), Czestochowa (1991), Denver (1993), Manila (1995), e Parigi (1997). Così come un pezzo del successo della quindicesima Giornata Mondiale della Gioventù di Roma fu anche loro. Nel pontificato di Francesco il clima verso i movimenti non è stato lo stesso degli anni di Giovanni Paolo II e la secolarizzazione non ha risparmiato nemmeno loro, ma continuano ad essere fondamentali in quella nuova evangelizzazione indicata proprio dal papa polacco. Come ha scritto di recente Luca Del Pozzo citando Ratzinger nel suo "Il Concilio Vaticano II spiegato ai miei figli" edito da Cantagalli, attraverso i movimenti lo Spirito Santo “aveva chiesto di nuovo la parola” facendo sì che “in giovani uomini e giovani donne risbocciava la fede, senza se e senza ma, senza sotterfugi né scappatoie, vissuta nella sua integralità come dono, come un regalo prezioso che fa vivere”. L'autore ha ricordato anche la sua partecipazione alla pionieristica Gmg del 1984 dicendo di sentirsi ancora oggi, alla soglia dei sessanta, parte di quella generazione che accompagnò Giovanni Paolo II in quell'esperienza e confessando di rendersi conto "del privilegio che ho avuto, anzi meglio, della grazia che mi è stata concessa di poter vivere quella che è una parte fondamentale della vita di un uomo, sotto il suo pontificato". È uno stato d'animo comune non solo negli ex giovani delle prime Gmg, ma anche a quelli del Grande Giubileo. Tra i giovani oggi a Roma ci sono infatti figli di genitori che parteciparono, zaino in spalla, alle giornate di Tor Vergata di 25 anni fa. Il modello Gmg ha avuto il merito in qualche modo di stabilire e di rivitalizzare un legame generazionale con la Chiesa e con il Papa.
La prima volta di Leone
Il Giubileo dei giovani di oggi arriva all'inizio di un pontificato che è stato già in grado di sorprendere ed affascinare. Leone XIV è molto popolare tra i giovani cattolici ed è molto attento a parlare alle nuove generazioni. Lo si vede anche dal tempo che dedica incontrando al termine delle udienze le giovani coppie di sposi. Non si limita ad un saluto o al baciamano, ma impartisce delle vere e proprie mini-catechesi personalizzate. Prevost ha lasciato uno straordinario ricordo di sè nelle parrocchie e nelle comunità visitate come priore agostiniano ed è "rimpianto" dai fedeli della diocesi di Chiclayo e provenienti dalle altre missioni in Perù visitate. L'entusiasmo per il nuovo papa è testimoniato anche da un dato significativo: nel 2000 arrivarono a Roma 3000 giovani dagli Stati Uniti mentre questa settimana i connazionali del pontefice di Chicago presenti nella capitale sono stati oltre 10 mila. Un'eccezione al trend generale che conferma l'entusiasmo e l'orgoglio degli States per il primo Papa statunitense della storia.