"L'unico modo per fermarlo è ucciderlo". Prima un narcotico sciolto in una limonata per sedarlo, poi un'iniezione di insulina. Ma Alessandro non muore. A quel punto la madre e la compagna provano a soffocarlo a mani nude. Non ci riescono, alla fine la 30enne lo strangola con due lacci delle scarpe. Ore dopo lo sezionano in tre parti con un'accetta e nascondono il cadavere nel bidone riempito di calce, acquistata online prima del delitto. Sarebbe stata Mailyn Castro Monsalvo a convincere la suocera Lorena Venier, 61 anni, che per neutralizzare il figlio Alessandro, 35 anni, non si poteva far altro che ammazzarlo.
Interrogatorio choc, ieri mattina, per la colombiana accusata di essere l'istigatrice dell'omicidio volontario premeditato in concorso, pluriaggravato dal rapporto fra le autrici e la vittima, dell'occultamento e vilipendio di cadavere assieme alla suocera Lorena, infermiera, madre della vittima, organizzatrice nonché anche lei autore materiale del delitto. Per la Castro Monsalvo la difesa ha chiesto al gip, Mariarosa Persico, la custodia attenuata per detenute madri di prole inferiore a un anno "per prendersi cura della bambina" spiegano i suoi difensori, l'avvocata Federica Tosel e Francesco De Carlo. "La nostra assistita - continuano - si è avvalsa della facoltà di non rispondere anche perché le sue condizioni psicofisiche sono precarie. È confusa, rallentata. Durante l'udienza di convalida il giudice ha descritto gli accadimenti e Mailyn forse ha preso coscienza, condizione che in carcere non aveva". Secondo la 61enne, anche lei ascoltata ieri, la vita della nuora e della nipotina sarebbero state in pericolo. "Aveva deciso di trasferirsi in Colombia, lì le avrebbe ammazzate di botte. Non potevamo più attendere" spiega la Venier. Alessandro, difatti, aveva acquistato un terreno nel paese natale della compagna con il progetto di espatriare in tutta fretta con lei e la figlia e darsi alla latitanza per sfuggire a una condanna che stava per diventare esecutiva: i biglietti avevano proprio la data del giorno dopo il delitto, il 26 luglio. Sulla vittima pendevano accuse di lesioni personali gravi, oltre a una serie di denunce per coltivazione di marijuana e attività non autorizzate di recupero di residuati bellici. In passato, poi, Alessandro era stato denunciato per procurato allarme, minacce e aggressione nei confronti di un ex collega in paese. Non è finita. L'uomo era stato più volte segnalato per maltrattamenti di animali e numerosi atti di esibizionismo. Insomma Mailyn e Lorena hanno paura di lui. Tanto da volerlo eliminare senza pensarci troppo. Per la Procura di Udine Mailyn è l'istigatrice, Lorena l'organizzatrice, entrambe autrici materiali del delitto.
"Il movente è da ricercarsi nelle dinamiche di famiglia - spiega il legale della Venier, l'avvocato Giovanni De Nardo -, lei era molto legata a nuora e nipote". Andare in Colombia, secondo la donna, avrebbe esposto la convivente a rischi gravissimi per la sua incolumità. Il clima in casa, insomma, era diventato molto pericoloso con un crescendo di violenza e gravi episodi di maltrattamenti nei confronti di Mailyn. Per la Venier il gip ha convalidato l'arresto e disposto la misura cautelare in carcere, mentre per la Monsalvo il trasferimento in una struttura protetta. Per la bimba di sei mesi, affidata ai servizi sociali, saranno avviate le pratiche di adozione da parte dei nonni materni, in Colombia.